La Cruz Lezcano non finisce mai di stupire. Quando esce una nuova raccolta di poesie o di racconti c’è ancora qualcosa da scoprire di questa poliedrica artista, che spazia con grande naturalezza dalla poesia, alla pittura, alla narrativa. Credo che se volesse, essendo dotata di carattere e volontà forte, potrebbe emergere in qualsiasi settore artistico.
Un vulcano di energia, di curiosità, affetta da bulimia di conoscenza per un viscerale innato bisogno, quasi una dipendenza, di spaziare nel – nuovo -, che sfocia nell’esigenza di esprimere, di comunicare. Oserei dire che per lei il bisogno di condividere con il lettore, quanto la sua mente e il suo cuore pensano, è essenziale, irrorandolo coi suoi versi. Quasi una necessità vitale. Non ho utilizzato a caso il verbo – irrorare -, giacché la sua è una poesia liquida, che scorre colmando ogni pertugio. Definirei i suoi versi: generosi, moderni nella loro arcaicità – le poesie non hanno età -, intimi, coinvolgenti ed accoglienti, confortanti e passionali, utili strumenti di riflessione in quanto educativi, filanti e schietti, alla portata di tutti. Del suo scrivere amo la gioia di vivere, la difesa della natura, la ricerca del vero, l’amore per l’essere umano – ossessivamente rispettato -, la lealtà verso la poesia altrui, il continuo sottolineare l’importanza dei valori dell’essere, ultimamente abbastanza annacquati. Per questa ragione si coglie, anche se marginalmente, il disagio, la sofferenza corporale nell’incontrare l’ipocrisia, il menefreghismo e la prevaricazione. Si distingue nel panorama letterario per la sua forza di – penetrazione -, il fuoco poetico che trascina il lettore con estrema facilità, accompagnandolo con grazia e leggerezza alla ricerca, non solo della bellezza – intesa come novità -, delle emozioni e della conoscenza di se stesso.
Leggendo i suoi versi ci si spoglia delle pesantezze quotidiane, delle delusioni, della fatica di vivere, restando nella nudità del vero, del giusto, del condivisibile.
Nei libri della Cruz Lezcano riscopro il – caldo romanticismo latino-americano – delle sue origini, la vivacità dei colori che la accompagnano tipica degli scrittori-poeti caraibici, come Neruda, Borges, Llosa, in particolare la Loynas.
In questa raccolta di poesie la sua creatività si è spinta fino ad attingere, non so bene se dall’opera che rese immortale Richard Wagner o direttamente dal romanzo di Joseph Bédier, alla mitologia celtica che narra la tormentata e struggente storia d’amore tra Tristano e Isotta, – trasponendola – ai giorni nostri, ambientata a Bologna. (…)
Dalla prefazione di Loris Arbati.